Questa mattina sveglia tranquilla anche se ormai abbiamo “preso il giro” e alle 6:30 siamo tutti svegli (Nicolò compreso). Colazione con calma e indovinate chi arriva “bello bello” alle 7? La guida naturalmente.
Alle 7:30 ripartiamo destinazione Zouar. Gli ultimi 30km sono bellissimi; un canalone di sabbia tra due fronti di rocce alte qualche centinaio di metri. È l’unico accesso a questa città di frontiera circondata da montagne e proprio per questo nella guerra con i Libici questi ultimi hanno minato tutto il terreno su cui stiamo correndo: vietato uscire dalla pista. Con un minimo di apprensione avanziamo (sempre senza guida che per l’ennesima volta non sappiamo dove sia) e in 40 minuti siamo a Zouar. Piccolo paese di non più di 40 case di mattoni d’argilla e capanne di legno. Qui Nicolò ha deciso di compiere la sua missione di promozione del gioco del basket in Africa. Ci dirigiamo dritti dritti verso la scuola del paese dove una trentina di ragazzini stanno facendo la ricreazione. Subito ci notano e appena ci fermiamo ci accerchiano incuriositi. Nicolò va nella cellula di Giuditta e ne esce con un canestro e un pallone da basket nuovi di zecca. Subito i ragazzi iniziamo a gridare di gioia.
Io prendo una corda con la quale Nicolò fissa il canestra su un grosso ramo di un albero proprio di fronte alla scuola. E da li un delirio; tutti volevano provare a fare canestro. Nel frattempo si avvicinano gli insegnanti che sorpresi ma sorridenti ci chiedono chi siamo e da dove veniamo. Per fortuna parlano anche un po’ di inglese così riusciamo a spiegargli la nostra storia. A quel punto quello che sembrava il preside della scuola chiede a Nicolò di fare un discorso per presentarsi. Non so cosa hanno capito i bambini ma è stato emozionante. La campanella ha dovuto suonare più volte per convincere i ragazzi a rientrare a scuola. Conclusa la missione salutiamo gli insegnanti e ci dirigiamo verso la postazione di polizia per far timbrare il nostro permesso turistico.
Il resto della giornata se ne va per l’organizzazione del giro di domani. Andremo sul vulcano Trou du Natron. I camion non ci possono arrivare perchè le piste sono molto strette e quindi dovremo salire tutti sull’auto della guida. Sarà una giornata impegnativa: saremo in 5 su un Toyota, noi quattro superiamo tutti i 90kg e ci hanno prospettato 5 ore di pietraie per arrivare e altrettante per tornare. Sveglia alle 4, notteeeeee!!!