La festa

Corriamo lungo la pista nella sabbia; due solchi profondi scavati nella sabbia da camion stracarichi di gente e merce ci costringono a seguire il percorso tracciato. Il fondo è leggermente ondulato e fa dolcemente dondolare le cabine dei nostri mezzi; quasi una coccola. Attorno, un mare di sabbia coperto da una bassa vegetazione prima gialla poi sempre più verde; cespugli e qua e là una acacia sono il paesaggio che ci accompagna per i 250 km di oggi. Viaggiamo ad una media di 30km all’ora e questo ci permette di godere degli incontri lungo il viaggio: dromedari che goffamente attraversano la pista a pochi metri da noi; capanne solitarie; una tenda abitata da un vecchio e dal suo piccolo nipote; tre donne sotto un’acacia che salutano al nostro passaggio (forse si aspettavano qualche cosa); uomini a cavallo; intere famiglie che viaggiano sui dromedari; bambini, tanti bambini. Ogni tanto ci fermiamo e doniamo caramelle, macchinine, magliette, palloni. Non possiamo farlo sempre ma ogni volta che “tiriamo dritto” ci dispiace e subito ci pentiamo di averlo fatto ma ormai siamo passati e indietro non si torna. Oggi parliamo poco; il paesaggio, il lento avanzare, la musica dal nostro stereo ci inducono alla meditazione. Abbiamo parlato tanto nei giorni scorsi, per oggi va bene così.
Alle 16:15 facciamo campo nelle vicinanze di un piccolo villaggio. Come sempre in pochi minuti attorno ai nostri mezzi si raggruppano bambini, ragazzi e adulti curiosi. Ci osservano mentre noi prepariamo il nostro campo. Verso le 17 sentiamo in lontananza suoni di tamburi. Io e Nicolò decidiamo di andare a vedere e ci incamminiamo verso il paesino di non più di 15 case. In pochi minuti arriviamo e scopriamo che c’è una festa; un matrimonio, scopriamo poi, anche se non vediamo gli sposi. Suonano, cantano e ballano; uno spettacolo bellissimo. Appena arrivati veniamo accerchiati da decine di persone che cordialmente ci invitano ad avvicinarci. Ci parlano in arabo ed anche quando qualcuno si rivolge a noi in francese facciamo fatica a capire. Gli spieghiamo chi siamo e da dove veniamo. Incredibilmente ci lasciano fare foto e filmati. Mentre io mi scateno con la mia Canon, Nicolò si diverte a cercare di colloquiare con le persone; è bravo e mescolando italiano, inglese e quel po’ di francese imparato in questo viaggio riesce a farsi capire. È stato veramente un grande regalo per il nostro ultimo campo in Chad. Domani arriveremo a N’Djamena e così potrete vedere le foto.

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