5:30, GoGo e Giuditta già caldi, il sole non è ancora sorto, è buio e pioviggina.Partiamo, destinazione Gabon.
Usciti dalla città incomincia la foresta, sarà un crescendo continuo. Alberi alti 20 metri, piante di tutti i tipi, un insieme di verdi diversi con qua e la qualche fiore giallo, rosa, arancio. Negli ultimi 100km la vegetazione quasi “si mangia” la strada creando come dei tunnel.
Questo lo spettacolo che accompagna quasi ininterrottamente il percorso di oggi. Difficile documentarlo con le foto anche perchè non ci fermiamo quasi mai; ci ho comunque provato e manderò qualche scatto appena avremo internet.
L’uscita dal Camerun è veloce, l’ingresso in Gabon un po’ meno. Non abbiamo i visti perchè sappiamo che si possono fare in frontiera e così è. Appena entrati un poliziotto ci fa compilare un modulo che poi lui timbra e firma. Con quello dobbiamo presentarci all’Immigrazione nel paese di Bitan 30 km più avanti. Qui un ragazzotto spocchioso e prepotente prende i nostri documenti e ci dice di sederci ed aspettare. Appoggia tutto sul bancone ed esce a fumare; poi va nel vicino bar dagli amici. Mentre è via arrivano delle persone del posto per altre pratiche. Tornato segue loro invece dei nostri visti. Noi portiamo pazienza perchè sappiamo che “questa è l’Africa” anche se queste scene si vedono più nelle zone “arabe” del nord che non qui. Dopo un’altra mezzora torna da noi e ci dice che dobbiamo pagare 50.000CFA a testa (75€). Paghiamo anche se non sappiamo se è una “tangente” o la regolare tassa (in altri paesi il visto ci è costato ben di più). A quel punto tutto accelera; ci schedano con tanto di foto e impronta di tutti e due gli indici e in 15 minuti abbiamo i visti e ripartiamo. Ci fermeremo solo alle 18:30, stanchi morti, in piena foresta, nello sterrato davanti ad una costruzione di legno adibita ad albergo, bar e ristorante. Ognuno nel suo mezzo a mangiare e sopratutto dormire. Stiamo correndo per essere sicuri di arrivare in tempo in Namibia dove arrivano “le donne”… finalmente.
ragazzi, due sole parole: che invidia!