La mattina ci svegliamo di buonora. Colazione e giro attorno a Kubu Island. All’alba i grandissimi Baobab sono ancora più affascinanti. Partiamo quindi per il Planet Baobab Camp dove passeremo la notte. Visto che arriviamo alle 12:30 decidiamo di fare una puntatina al Chapman’s Baobab ( un enorme albero di 25m di diametro e più di 500 anni) e poi per Gabasadi Island. Non ci poteva essere idea peggiore. Lungo la pista nel Pan (lago salato) per raggiungere la seconda meta ci accorgiamo che il fondo del lago non è molto stabile e quindi, dopo aver percorso una decina di chilometri tra zebre e Gnu, decidiamo di girarci e tornare indietro. Sarà perchè a quel punto ci siano rilassati o per altro, fatto sta che, ad un certo punto, Giuditta rompe la crosta del lago salato e sprofonda di mezzo metro con le due ruote sinistre in una melma argillosa. Una morsa terribile da cui proviamo a liberarci per tre ore senza successo. Alla fine, infangati fino ai denti, desistiamo e grazie al collegamento satellitare del DeLorme chiediamo aiuto ad un po’ di amici viaggiatori. Il più solerte è Paolo con cui ho fatto la tratta Mali, Burchina e Benin durante la Transafrica. Incomincia così una serie di telefonate di Paolo dall’Italia al Botswana per convincere qualcuno a venirci a soccorrere. Finalmente trova un sedicente esperto che si offre di venire in piena notte a tirarci fuori. E così inizia l’attesa. A mezzanotte prendiamo atto che nessuno verrà. Quindi andiamo a dormire anche se, con i letti inclinati di 16 gradi, non è un gran riposare. Speriamo in domani.