Popolo di contadini con ancora una struttura feudale divisa in 43 villaggi ognuno con il proprio capo ma tutti governati da un unico Re, il Negus dei Konso. Come vi avevo raccontato ieri, noi abbiamo campeggiato proprio di fronte la casa del Re che oggi ci ha invitati a visitare la sua casa. Un insieme di capanne circondate da una robusta palizzata di pali e pietre a difesa degli abitanti.
Attraverso stretti passaggi si passa dalla capanna di ricevimento degli uomini a quella delle donne; dalla cucina di famiglia a quella dove si prepara solo il cibo per il Re a quella per le feste. Dalla camera del re ai depositi di granaglie. Tutte strutture ben fatte con telai in legno massiccio e coperture in paglia.
Il Re si rivela subito una persona gentilissima e cordiale. Parla un buon inglese; ha studiato ingegneria ad Addis Abeba ma, alla morte del padre, ha dovuto rientrare per raccoglierne l’eredità.
Dopo la sua casa, posizionata in modo strategico e isolato sulla cima di un monte, ci spostiamo più a valle per visitare il vicino villaggio. Anche lui è protetto da palizzate e muri di cinta che vengono man mano ricostruiti quando il villaggio si allarga. Dentro, una serie di vialetti, portano alle capanne delle diverse famiglie. Al centro del villaggio la piazza dove si erge un’alta struttura fatta di pali. Ogni 18 anni viene aggiunto un palo e questo permette di capire da quanti anni esiste il villaggio. Noi ne contiamo 10 e quindi calcoliamo che il villaggio ha almeno 180 anni.
Sempre nella piazza un grande masso tondo e liscio. È l’equivalente della prova del salto del toro; qui un ragazzo che si vuole sposare deve prima superare la prova di sollevamento del masso che deve essere lasciato cadere alle spalle. Subito Paolo si cimenta ed esegue ben 5 volte l’operazione sotto gli occhi stupiti dei locali.
Ripartiamo e raggiungiamo la cima del monte Chincha a 2.400 metri dove visitiamo il villaggio di Dorze e pernottiamo al freddo in capanne di un Lodge locale.