I nomadi del Sudan

Doveva essere un semplice trasferimento fino a Meroe ed invece i bellissimi incontri lungo il tragitto hanno reso speciale questa giornata.

Prima una sosta a visitare una famiglia amica della nostra guida Amir. Gente semplice che vive in una modesta costruzione di mattoni, fango e tronchi. Allevano dromedari e capre e sembrano stare bene. Sono molto accoglienti, ci offrono un tè e si lasciano fotografare senza neanche troppo imbarazzo. Nella capanna c’è una signora anziana di più di 90 anni (non sapevano bene neanche loro quanti). Lasciamo ai bambini qualche giocattolo, agli adulti del cibo dalle nostre scorte, ringraziamo e ripartiamo.

Lungo la pista sabbiosa incontriamo due gruppi di famiglie nomadi. Il primo sta spostando le greggi verso pascoli più ricchi cavalcando dromedari ed asinelli. Il secondo sta facendo scorta di acqua da un profondo pozzo. Con l’aiuto di tre coppie di asinelli che fanno su e giù, tirano su ogni volta una sacca di pelle di capra con almeno una ventina di litri d’acqua. È uno spettacolo vedere con quale maestria tutti eseguono il proprio compito. Noi giriamo tra loro indisturbati scattando raffiche di foto. Ci avevano detto che in Sudan era un problema fotografare ed invece abbiamo sempre trovato gente cordialissima e disponibile con cui ci siamo divertiti a condividere con un sorriso le foto scattate.

Due bucature di Marco ci fanno perdere un po’ di tempo per sostituire gli pneumatici ma appena riattraversato il Nilo con la solita zatterona arriviamo a Meroe dove ci accampiamo poco lontani dalle famose piramidi. È l’ultimo campo libero di questo giro (domani si dorme in un lussuoso campo tendato) e lo festeggiamo con un aperitivo dove però continua a mancare l’alcool; qui in Sudan è assolutamente vietato. Che tristezza.

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