Senza prenotazione di cabine, perché non ce ne erano, entriamo terrorizzati verso le 19:00 in una nave brulicante di fedeli mussulmani pronti a partire per realizzare il sogno della loro vita: raggiungere La Mecca. Ce ne sono più di 350. Seduti, distesi, che giocano a carte, che mangiano per terra, tutti scalzi e vestiti del classico abito bianco. Per avanzare devi saltare tra di loro cercando di non pestarli. Vi lascio poi immaginare gli odori. Ci fiondiamo verso l’information desk per chiedere delle cabine ma ci dicono che non ce ne sono disponibili. Ci indicano però una sala dove poterci mettere. Apriamo a fatica una scalcinata porta di ferro e scopriamo un’area completamente diversa. Divani, sedie e tavolini più che accettabili, poca gente, più che altro famiglie con bambini. Riusciamo a prenderci un divanetto a testa dove stendiamo il sacco a pelo e ci sistemiamo per la notte.
Rispetto alle premesse ci è andata benissimo. Notte tranquilla.
Alle 12:00 avvistiamo il porto. Ci aspettavamo di arrivare molto prima ma facciamo buon viso a cattiva sorte. Prima dello sbarco ci mandano tutti in fila verso l’area ristorante per una profilassi preventiva a base di antibiotico (così ce l’hanno venduta). Sospinti da una miriade di persone arriviamo all’altezza di due dottoresse che ci porgono direttamente dal blister alle nostre sudice mani una pastiglia di ciprofloxacina. Ma che cavolo di procedura è mai questa? Si sa bene che una dose sola di antibiotico non solo non serve ma è addirittura controproducente perché favorisce le farmaco resistenze. Ovviamente facciamo solo finta di prenderla e ci facciamo dare il bigliettino con il quale possiamo ora ritirare il passaporto.
Scesi dalla nave comincia una nuova odissea. Prima vari uffici per pagare le tasse doganali e fare l’assicurazione e poi … attesa di ore. Ma il peggio non era ancora venuto.
Verso 16:30 incominciano le consegne delle auto ma Giuditta non c’è. Mi dicono che essendo grande non ci stava nello scanner RX e quindi bisognerà procedere con la perquisizione a mano. Nessun problema, dico io, a parte il ritardo.
Alle 17:30 si presentano con un cane a cui fanno annusare tutto il mezzo, dentro e fuori. Questo cane però ha paura di salire in cabina e quindi dopo 10 minuti arrivano con un altro cane molto più agile. Peccato che questo con un balzo entra in Giuditta sale sui letti e incomincia a rovistare tra le lenzuola tutto eccitato. Mi incazzo un po’ per lo schifo di vedere un cane sui nostri letti ma pur di andare via me la faccio passare. Ed invece questi dicono che il cane ha sentito qualche cosa e che vogliono controllare meglio il giorno dopo. A quel punto mi incazzo e gli dico che se vogliono controllare facciano pure ma subito perché il giorno dopo devo partire alle 6:00. Arrivati a questo punto decidono di fare la perquisizione. Entrano, aprono tre mobiletti con il cibo, escono e dicono “Ok tutto a posto, puoi andare”.
Ma ci sono o ci fanno? Alla fine uno di loro mi viene vicino e mi dice “I am sorry”.
Sono ormai le 19:00. Sono incazzato come una bestia. Ci fiondiamo nel primo Hotel vicino al porto, cena e poi a letto.
Domani sveglia alle 6:00.
Non un buon inizio per l’Arabia Saudita.